martedì 2 ottobre 2012

 
 
L’amore in ascensore (di Jacopo Lupi)
Clam! Rumore sordo, tipico degli uffici pubblici. Si aprono le porte di un ascensore davanti a due persone: una donna molto avvenente, occhi come fari ampi nella notte che accecano d’azzurro; e davanti ad un uomo, capelli asfaltatati, due lenti d’ingrandimento che cercavano di mettere in risalto due occhietti minuscoli. I  due si guardano una frazione di secondo. Lei, Marla, segretaria,  sorride come se le avessero aperto la bocca con delle ganasce. Lui, Leuterio, impiegato all’ufficio contabilità, timbratore alienato e frustrato. E’ un micro istante di pacati cenni di intesa, poi entrano nell’ascensore. Sccc! Clam! Aleggia attorno ai due quell’aria di imbarazzo mansueto. “Questo ascensore può trasportare fino a 320 chili!” pensa Leuterio mentre fissa interessato la targhetta metallica che luccica. “Guarda quanta polvere che c’è qui dentro!” pensa Marla mentre cerca di fissare lo sguardo in un angolo remoto, dove spunta casualmente un filo appena accennato di polvere. Magari sono amici su facebook ma lì è un altra cosa. Lì, in quella situazione di contatto diretto e indissolubile la parola sembra venire meno e blocca i pensieri.
2-3-4. Scorrono i numeri. Impazienza. Accennano un ennesimo forzato sorriso. Imbarazzo. I due ruotano le pupille tutt’intorno restando però immobili con il corpo per non invadere lo spazio altrui. Pensieri. Finti alibi creati per non spiccicare nemmeno una parola. “Oggi l’oroscopo sconsiglia le relazioni!” cerca di auto-convincersi Leuterio. “Si, ma devo chiederle qualcosa prima che vada via” pensa, mentre non smette di guardare la lamina d’acciaio che esprime in chili la portata dell’ascensore. “Potrei chiederle se è sposata. Se ha figli. Se quella che vedo è una quarta abbondante.” “Potrei andare su una frase da bacio perugina: due cuori che tremano e poche parole per rendere eterno un istante! Originale!” Leuterio si fa coraggio e si volta lentamente verso la ragazza che ora, lo fissa attendendo qualcosa.
‹‹Ehm!›› esce fuori dalla bocca di Leuterio come un concetto profondo. “Devo dire qualcosa, sto facendo la figura dell’ebete!” pensa mentre si volta un micro secondo verso la lamina d’acciaio chiedendole conforto.
‹‹Signorina, lei quanto pesa?››
‹‹ … ›› incredula.
‹‹No, chiedevo per controllare se l’ascensore regge!››
‹‹ … ›› sconforto.
Leuterio stava provando la voglia di morire in quell’istante, fulminato dal dio dell’amore che aveva osservato l’abile tecnica di un don Giovanni inutile a se stesso. “Ma questo cosa vuole?” pensa Marla fissando Leuterio.
4-5 Clam! L’ascensore di colpo si blocca. La luce si spegne. Un filo che a fatica si muove, poi si ferma. La campana di emergenza che comincia a suonare.
‹‹Succede spesso, devono farlo controllare!›› dice Marla e continua ‹‹Si sente male?›› Leuterio comincia a strabuzzare gli occhi a intervalli regolari alternati da una respirazione indecisa.
‹‹Soffro di claustrofobia e asma invadente!›› lo dice mentre comincia a respirare a fatica anche se l’aria non scarseggia.
‹‹Stia tranquillo, due minuti e ci tirano fuori!›› fa la ragazza ostentando una sicurezza totalmente in contrasto con il respiro affannato di Leuterio. “Che figura da ebete che sto facendo!”
‹‹Si sente meglio?›› la ragazza posa una mano sul braccio di Leuterio che ha un sussulto che non riesce a trattenere.
‹‹Si, ora passa›› sorride cercando di prolungare all’infinito quel sorriso a trentadue denti per folgorarla con quel giallo, tendente al nero, che fuoriesce dalla sua bocca sapor caffè. Lei lo guarda, inorridita per il putridume in evidente stato di decomposizione ma cerca di ostentare un sorriso intriso di ribrezzo. “Guarda come mi sorride, è cotta di me!” pensa Leuterio mentre cerca parole per far cadere ai suoi piedi quella preda così ambita tra gli animali del sua rango.
‹‹Speriamo che non ci liberino subito!›› uscì fuori dalla bocca di Leuterio.
‹‹…›› Marla titubante e confusa, “Ma questo è scemo o cosa?” Leuterio viaggiava con la mente mentre pensava a cosa avrebbe potuto dirle per farla sua definitivamente: “Potrei dirle: non pensavo proprio di incontrare in ascensore la donna della mia vita”. Poi lei si sarebbe voltata verso di lui e gli avrebbe chiesto di essere baciata come mai in vita sua. Bacio. Sesso. Matrimonio. Figli. Lavoro. Avrebbero fatto tutto questo insieme. Gli anniversari da ricordare. I figli che crescono e vanno via di casa. L’amore per una donna ancora non sua ma, ormai, era questione di attimi.
Clam! Rumore metallico. Un filo che riprende a camminare sulla giuntura d’acciaio. La campanella che smette di strombazzare. La luce si accende e l’ascensore riparte stranamente veloce.
5-6 Clam!Sccc! Le porte metalliche dell’ascensore si aprono davanti ad una donna e ad un uomo che non si guardano più in faccia. Marla fugge via. Leuterio restò lì, forse per sempre. 
 

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